E’ un fenomeno presente a più livelli, riguarda gli studenti di ogni ordine e grado. Si studia più per i voti che per imparare. Tutti noi ricordiamo almeno un compagno di scuola o un collega per cui il voto contava tutto, e che erano pronti a disperarsi ogni volta che le loro aspettative venivano disattese. E’ una questione che a primo acchito riguarda solo pochi “deviati”, ma che in verità ha origini e conseguenze di natura sistemica. In estrema sintesi, è il sistema stesso a portare a questo errore, a produrre questa anomalia.
Il sistema, infatti, mette al centro i voti. E’ grazie ai voti che uno studente può passare a un livello successivo, è grazie ai voti che può proseguire il proprio percorso di formazione. In estrema sintesi, è tramite i voti che un allievo viene giudicato, proprio come studente.
“Attaccarsi” ai voti, studiare in funzione di essi ha comunque un pregio: produce potenzialmente delle gratificazioni che sono certe e inequivocabili. E’ un feedback preciso, che magari può anche non corrispondere a una situazione reale, ma che è comunque facile da acquisire: basta studiare, e nello specifico studiare in una certa maniera. Proprio in questo contesto si inserisce il capitolo “svantaggi”.
Lo svantaggio più grande dello “studiare per i voti” è che rappresenta la via più veloce per dimenticare ciò che si è studiato. Si innesca infatti una sorta di sindrome della “catena di montaggio”, in cui non si studia per imparare, ma per passare un dato esame, poi l’esame successivo, e poi un altro ancora. In questo modo si spersonalizza l’atto stesso dell’imparare, si svuota l’attività da tutte le emozioni e, com’è stato scientificamente provato, un evento scollegato dalle emozioni è un evento che spesso viene dimenticato.
In secondo luogo, studiare per i voti vuol dire “imparare male”. Se lo scopo è superare un esame o una interrogazione, allora ci si impegna solo su quello che chiede il professore, lasciando per strada molte nozioni utile.
Infine, si instaura un cattivo rapporto con la materia studiata. E’ ovvio: sovviene l’ansia da esame, lo stress per gli obblighi da adempiere, dunque si finisce per odiare la materia. E’ ovvio che il sistema deve cambiare. La cultura del voto però è radicata e solo in certi contesti sta per essere abbandonata. Un concezione alternativa, comunque, è nata già cento e più anni fa, insieme al metodo Montessori che prendeva in considerazioni elementi diversi da quelli che, in un modo o nell’altro, hanno a che fare con il concetto di giudizio.